Il Complesso del Vanzago, Paratico
Adagiato a sud-ovest di Paratico, lungo la strada che conduce a Capriolo, il complesso del Vanzago custodisce i segreti di un passato lontano. Qui, dove oggi regna la quiete della campagna, sorgeva un tempo un antico castello, baluardo difensivo durante l’età comunale.
Questo maniero, inserito in un sistema fortificato che si snodava lungo la riva sinistra del fiume Oglio, da Mussiga fino a Palazzolo, rappresentava una testimonianza tangibile del potere e della strategia militare dell’epoca. La sua posizione strategica, arroccata su un’altura, permetteva di controllare il territorio circostante e di scorgerne eventuali pericoli. Scopriamo continuando la lettura di questo articolo per comprendere meglio il contesto storico e la sua importanza strategica.
Cascina Vanzago, Paratico
Le sue origini si intrecciano con quelle della rocca Lantieri di Paratico, dando vita a un sistema fortificato che si snodava lungo la riva sinistra del fiume Oglio, da Mussiga fino a Palazzolo sull’Oglio. Il castello del Vanzago, venne eretto a difesa di queste terre, pertanto rappresentava un tassello fondamentale in questo scudo medievale.
Il castello del Vanzago, situato a sud-ovest di Paratico, ha vissuto una storia tumultuosa, intrecciata con le lotte tra guelfi e ghibellini. Schieratosi dalla parte di Federico II, subì la demolizione per mano delle milizie bresciane nel 1241.
Tuttavia, la sua storia non si conclude qui. La struttura venne infatti restaurata e trasformata in parte in residenza e in parte in complesso agricolo, assumendo un aspetto più pacifico.
Nel 1836, il castello passò di proprietà al monaco benedettino don Ambrogio Cacciamatta, che ne fece la sua dimora. Con lungimiranza e spirito di carità, don Ambrogio dispose nel suo testamento del 1846 la trasformazione del Vanzago in un ospedale gestito dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, i Fatebenefratelli.
L’ospedale, nato con l’intento di offrire assistenza ai residenti dei comuni circostanti, tra cui Iseo, Tavernola Bergamasca, Vigolo, Parzanica, Nigoline, Camignone, Monticelli e Timoline, divenne un punto di riferimento fondamentale per la comunità.
Il nome “Vanzago” riecheggia tra le colline della Lombardia come un’eco del passato, sussurrando storie di acque sorgive e di un legame profondo con la natura. Fin dal XVII secolo, infatti, questa zona era conosciuta come “villaggio vicino all’acqua”, un appellativo che ne celebrava la ricchezza di sorgenti d’acqua di eccellente qualità.
Fu proprio la presenza di queste preziose risorse che spinse il frate benedettino don Ambrogio Cacciamatta a scegliere Vanzago come sede ideale per un ospedale. Le acque del luogo, infatti, erano rinomate per le loro proprietà benefiche nella cura della calcolosi renale, offrendo una speranza di sollievo a chi ne soffriva.
Con il beneplacito dell’Impero austriaco, gli Ospedalieri di San Giovanni di Dio inaugurarono il Convento-ospedale di Vanzago il 31 luglio 1850. Un traguardo reso possibile dalla tenacia dei frati e dalle rinomate proprietà curative delle acque locali per la calcolosi renale.
Tuttavia, la storia dell’ospedale prese una piega inaspettata nel 1866, quando l’Ordine dei Fatebenefratelli venne soppresso. La mancanza di una guida legale gettò l’istituto nell’incertezza. Nel tentativo di salvaguardare la sua missione, fu istituita una commissione civile per la gestione. Ma questa soluzione si rivelò temporanea e inefficace, sfociando in una disputa legale infruttuosa con i religiosi.
Tra contrasti e ostacoli, i frati furono costretti ad abbandonare definitivamente Vanzago nel 1873. Un epilogo amaro che segnò la fine di un’epoca, ma non spense lo spirito di cura e solidarietà che permeava il luogo.
Nonostante l’assenza dei Fatebenefratelli, l’ospedale continuò a svolgere la sua preziosa funzione assistenziale, portando avanti l’eredità di dedizione e altruismo dei frati. Nel 1970, pur mantenendo il nome di “Pia opera ospedale A. Cacciamatta” in memoria del suo fondatore, l’ospedale cessò definitivamente la sua attività.
L’attuale complesso del Vanzago si articola in un armonioso intreccio di volumi, disposti a formare cinque ali che abbracciano due corti interne. Un ampio giardino, racchiuso su tre lati da un muro di cinta impreziosito da due torrette circolari agli angoli, completa il quadro architettonico.
Al centro di questa suggestiva composizione si trova il nucleo principale, situato a nord della corte meridionale. Qui, tre edifici risalenti al Quattrocento raccontano storie di un passato lontano. Uno di essi, in particolare, custodisce sulle sue facciate esterne tracce di affreschi, preziosi frammenti di un’epoca ricca di arte e cultura.
Nel XVIII secolo, l’intero complesso subì una riorganizzazione importante: venne chiaramente separata la parte signorile, che si trovava intorno alla corte sud vicino al frutteto, dalla parte rustica corrispondente alla corte nord, dove furono costruite ampie barchesse su robusti pilastri di pietra.
Durante questo periodo, nel settore signorile furono aggiunti portici con colonne di arenaria e archi policentrici su tre lati della corte. Inoltre, fu realizzata una sistemazione monumentale del giardino centrale, che includeva una grande voliera decorativa.
Dall’angolo del complesso si erge un campanile quadrato, simbolo di una fede che ha attraversato i secoli. Già dal 1620-1630, infatti, sorgeva qui una piccola chiesetta dedicata a San Giovanni, patrono dei Fatebenefratelli. Ogni anno, l’8 marzo, la devozione si accendeva per celebrare il santo e richiamare gli scalpellini di Paratico e dei paesi vicini.
Tra le mura della sagrestia, una lapide custodisce la memoria di don Ambrogio Cacciamatta, il frate benedettino che diede vita all’ospedale. Un omaggio tangibile alla sua figura e al suo impegno al servizio del prossimo.
Con la sua trasformazione in ospedale, il complesso del Vanzago si arricchì di nuovi edifici, mentre il giardino venne ripensato come oasi di pace e ristoro per i pazienti. Un luogo dove corpo e mente potevano trovare sollievo tra la quiete della natura.
Negli ultimi anni, il complesso ha subito un’attenta opera di ristrutturazione, restituendo nuova vita a questi spazi carichi di storia. Alcune aree sono state adibite ad abitazioni, coniugando così il fascino del passato con le esigenze del presente.