Pieve di Santa Maria in Silvis
La chiesa di Santa Maria in Silvis, conosciuta anche come “del bosco”, rappresentava l’antica pieve di Pisogne, situata nella suggestiva Val Camonica.
Chiesa di Santa Maria in Silvis
La chiesa S. Maria in Silvis si trova ai margini del centro storico di Pisogne, fu un tempo uno degli edifici più significativi della regione del Sebino, sia per la sua importanza artistica che religiosa.
In passato, era il centro della vita parrocchiale e rappresentava un simbolo di fede per la comunità locale. Tuttavia, con la costruzione della Chiesa di Santa Maria Assunta nel 1798, la sua importanza diminuì gradualmente. Nonostante ciò, il sito conserva ancora tracce del suo passato glorioso, come dimostrano i reperti archeologici rinvenuti durante i lavori di pavimentazione nel 2001. Questi ritrovamenti hanno rivelato antichi strati di insediamenti umani sotto il pavimento attuale, offrendo un’interessante finestra sul passato della regione e sulla storia della chiesa stessa.
Quasi 200 metri quadri di strutture medievali, in gran parte demolite per fare spazio alla costruzione dell’odierna chiesa, si trovano sotto il livello del pavimento. Questi ambienti possono essere visitati e comprendono le prime due campate della chiesa attuale. Tra le strutture conservate, spicca l’apparato battesimale, composto da diversi elementi, tra cui una vasca che risulta essere il riutilizzo di una parte di un monumento sepolcrale romano risalente alla metà del I secolo d.C., dedicato al sacerdos Augusti Tiberio Claudio Numa.
Pieve S. Maria in Silvis: le caratteristiche
Sulle facciate delle colonne si possono ammirare, in rilievo poco sporgente, figure di Erotes, divinità dell’amore, raffigurati nudi e con fiaccole accese. Più a est, in direzione dell’altare maggiore, si trovano i resti di una cripta suddivisa in tre navate, con una superficie di circa 50 metri quadrati. Ancora oggi sono visibili i basamenti delle colonne che una volta sostenevano la struttura. La cripta si estende sotto l’attuale presbiterio, testimoniando la ricca storia e la complessità architettonica di questo antico luogo sacro.
L’edificio della chiesa, costruito nel tardo Quattrocento, si caratterizza per una facciata dalla copertura a doppio spiovente, adornata da una serie di archetti ciechi intonacati. Lungo i suoi lati, sono presenti paraste ben sporgenti che incorniciano l’ingresso principale. Ciò che rende davvero straordinaria questa struttura, soprattutto se confrontata con altre chiese della stessa epoca nella regione del Sebino, è il magnifico portale in pietra simona di Gorzone. Questo portale, impreziosito da un architrave decorato, una lunetta con arco a tutto sesto e inserti in marmo bianco per la chiave di volta e le due statue che lo adornano, rappresenta un vero capolavoro artistico.
La scultura, datata 1485 e firmata da Damiano da Milano, testimonia l’influenza del suo maestro Giovanni Antonio Amadeo, con il quale condivise la formazione artistica. Attivo anche nella vicina chiesa di Santa Maria in Valvendra, Damiano da Milano trasmette in questa opera chiari richiami alla cultura milanese del periodo. Particolarmente evidenti sono i dettagli della Madonna con il Bambino nella lunetta, come le gambe modellate in stiacciato di Gesù, che rimandano alla tradizione artistica milanese. Il portale, con il suo disegno e le decorazioni rinascimentali, riflette uno stile simile a quello presente nella chiesa di Santa Maria della Neve, situata nelle vicinanze.
La chiesa si caratterizza per la sua struttura ad aula unica, con un presbiterio di forma quadrangolare. Le cappelle laterali, dedicate rispettivamente alla Vergine del Rosario e a San Girolamo Emiliani, sono state aggiunte in un momento successivo rispetto alla costruzione originale nel Quattrocento. La disposizione delle campate è delineata da tre archi a sesto acuto, che si appoggiano su pilastri e sostengono il tetto a doppio spiovente, caratterizzato dalla presenza di una travatura lignea a vista.
Nel corso dei secoli, la Pieve S. Maria in Silvis ha subito diversi interventi alterando la sua struttura originaria e comportando la perdita di alcuni affreschi. Tra questi interventi, si segnala il rifacimento del presbiterio nel Seicento, che ha comportato la modifica della volta e l’installazione di nuove finestre. Nonostante le trasformazioni, sui muri sopravvivono ancora i resti del ciclo della Storia della Vergine, considerato una delle opere più interessanti realizzate da Giovan Pietro da Cemmo verso la fine del Quattrocento.
All’interno della chiesa si possono ammirare diverse opere realizzate dal maestro e dalla sua bottega, insieme ad affreschi devozionali di altri pittori contemporanei e dei primi decenni del XVI secolo. Tra questi, particolarmente degna di nota è la Danza macabra, o Dogma della Morte, risalente al XV secolo, che si estende lungo la controfacciata e la parete nord della chiesa. In queste rappresentazioni, vari personaggi di diverse estrazioni sociali marciando nella stessa direzione, accomunati dall’inevitabile destino della morte.
Nel presbiterio, si trova l’altare maggiore, una pregevole opera realizzata in marmo e legno, originariamente decorata con due statue di Andrea Fantoni, ma purtroppo sottratte in seguito a un furto.
La cornice lignea che circonda l’altare, datata alla fine del XVI secolo, incornicia il dipinto dell’Assunta, opera di Antonio Gandino. Un’altra creazione artistica di notevole maestria è il pulpito, attribuito a Pietro Ramus, sebbene danneggiato dal furto di alcune parti. Quanto al dipinto raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Carlo Borromeo e Fermo, in passato attribuito a Domenico Carpinoni, si è ipotizzato che potrebbe essere stato realizzato in collaborazione con Pietro Ricchi.